
L’Italia, da sempre culla del turismo mondiale, si trova oggi davanti a un bivio cruciale. Da un lato la forza di un patrimonio culturale e paesaggistico ineguagliabile, dall’altro la sfida di un mercato globale che corre veloce, spinto da nuove tecnologie, nuove sensibilità e nuove abitudini di viaggio. Nei prossimi dieci anni la domanda turistica sarà più fluida, esigente e segmentata che mai e il settore alberghiero dovrà interpretare i segnali di questa evoluzione per costruire un’offerta capace non solo di accogliere, ma di sorprendere e fidelizzare.
Ho scelto di pubblicare questa riflessione perché il tema tocca da vicino anche il comparto turistico e alberghiero. In questo settore, infatti, lavorano moltissimi professionisti che operano con partita IVA in regime forfettario: guide turistiche, accompagnatori, interpreti, fotografi, consulenti di marketing e comunicazione, formatori specializzati, organizzatori di eventi, agenzie incoming di piccole dimensioni, accompagnatori naturalistici, autisti NCC e perfino piccole strutture extralberghiere gestite in forma familiare.
Nel mondo dell’ospitalità ci sono temi che restano avvolti da un silenzio prudente, quasi fossero tabù da non toccare. Uno di questi è lo stipendio dei lavoratori d’hotel.