La luce in fondo a un …corridoio

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La luce in fondo a un …corridoio

HOTEL & TOURISM MANAGEMENT GROUP
Pubblicato da Mino Reganato in Turismo · 28 Dicembre 2020
Tags: turismocorridoiosanitarioripartireinnovazionedigitaleWTTC
Il settore del turismo nazionale è oramai giunto allo stadio di malato terminale. La crisi sanitaria di proporzioni gigantesche che oramai da quasi un anno imperversa sul comparto, ha lasciato una lunga scia di aziende che hanno chiuso i battenti e altre ancora seguiranno lo stesso destino con una perdita di 53 miliardi di euro in entrate turistiche. E all’orizzonte si prevedono ulteriori 8 miliardi di euro di perdita nel primo trimestre del 2021.

Una vera ecatombe!

Poteva essere evitato un tale disastro?
Evitare una crisi così importante sarebbe stato impossibile visto che la globalità del pianeta ha subito la stessa sorte. Di contro, limitare i danni e accelerare il ritorno al viaggiare sarebbe possibile attraverso politiche di sviluppo urgenti. Sensibilizzare i politici ad intraprendere percorsi già battuti da altri Paesi come di seguito esposto e dare ampio spazio alle progettualità innovative al fine di limitare i danni e far ripartire l’economia.        
Una soluzione a mio avviso è l’istituzione dei corridori sanitari internazionali.
Il Governo di concerto con gli altri Paesi, dovrebbe investire nella costituzione di questa struttura e di contro favorire il soggiorno sicuro nei poli turistici italiani, obbligando loro, l’adozione di protocolli sanitari con la sottoscrizione di polizze assicurative (rilasciate unicamente in sede di verifica dell'applicazione dei protocolli) a cura delle Aziende costituenti la filiera.
L’assunzione di corridoi sanitari per il turismo è già esistente sulla tratta Londra Heathrow – Dubai con test adeguati e protocolli igienici e ciò dimostra che i viaggi internazionali possono già avvenire con un rischio minimo ed accettabile. Basterebbero l’uso di misure precauzionali che i Governi dovrebbero condividere tra di loro, almeno per quanto riguarda le destinazioni più frequentate, azione peraltro largamente suggerita dal WTTC (World Travel & Tourism Council, il forum dei leader di business globali per i viaggi e il turismo che è composto da Presidenti e Amministratori delegati di 100 delle organizzazioni più importanti del mondo, in rappresentanza di tutte le regioni e settori dell'industria. L'appartenenza a WTTC riconosce che l'industria dei viaggi e del turismo è la più grande industria dei servizi, sostenendo 255 milioni di posti di lavoro e generare il 9 per cento del PIL mondiale. Il monitoraggio della crescita del settore permette WTTC per impostare specifiche priorità strategiche per identificare i problemi che la maggior parte impedire il funzionamento o lo sviluppo del settore).
Vediamo quali potrebbero essere la 4 mosse propedeutiche alla creazione di un corridoio sanitario per il Turismo:  
1.  Introduzione di test rapidi ed economici seguendo i protocolli internazionali al fine di ridurre al minimo rischio, i contagi
2.  Introduzione di protocolli sanitari uguali per tutti i Paesi facenti parte della “cordata” per l’istituzione dei corridoi turistici
3.  Adozione da parte dei governi di una chiara politica di gestione del rischio in conformità con le recenti raccomandazioni degli organi preposti alla sicurezza sanitaria mondiale che di fatto risulta essere in netto contrasto con l'attuale prevenzione dei rischi, riflesso nelle quarantene di 14 giorni che di fatto bloccano gli spostamenti o comunque non li favoriscono.
4.  Integrare il vaccino con l’emissione del pass di viaggio digitale (v. CommonPass, AOK Pass e IATA Travel Pass) per garantire la certificazione comune dei risultati dei test e rilanciare i viaggi, senza la necessità di barriere restrittive e quarantene controproducenti. Al contrario, il tentativo di introdurre i cosiddetti "passaporti sanitari" non farebbe che ritardare ulteriormente i tempi.
I governi devono dimostrare ora, la propria leadership, aprendo corridoi di viaggio bilaterali su rotte-chiave internazionali con Paesi che applicano stessi processi di gestione delle criticità da COVID-19. Bisogna far ripartire immediatamente il Turismo, non è pensabile ed alquanto pericoloso per tutta la filiera ma soprattutto per l’Italia, attendere che la fase di “vaccinazione di massa” sia conclusa, peraltro senza complicare il tutto con l’introduzione del famoso passaporto sanitario.
Certamente i vaccini sicuri ed efficaci saranno fondamentali per debellare il virus e apporteranno comunque un beneficio di carattere psicologico. Tuttavia, non devono e non possono essere un requisito per viaggiare in quanto ciò ritarderà ulteriormente la rinascita del già sofferente settore del turismo, che assiste impotentemente, alla perdita di milioni di posti di lavoro nel settore oltre ad apportare seri problemi alla tenuta dell'economia. Una recente ricerca del WTTC parla di 174 milioni di posti di lavoro a rischio nel mondo, relativi al settore dei viaggi e del turismo. Una visione catastrofica che mina terribilmente le già tenui forze economiche, di numerosi Paesi a vocazione turistica, dove primeggia l’Italia.
Ma la ricetta non è terminata.
Si parla di innovazione: la pandemia ha di fatto cambiato le nostre abitudini, sviluppando l’uso smodato della videoconferenza (tecnologia tra l’altro usata nel mio franchising dei viaggi incoming già da tempo) che di colpo è diventata una pratica alla stregua dell’uso del cellulare agli albori della telefonia mobile. Ciò ha sviluppato altresì una serie di attività giornaliere di natura lavorativa, sociale e di svago che sostanzialmente limita fortemente la componente di contatto personale ma di contro sviluppa la conoscenza di nuovi orizzonti e rende più assidua la frequentazione tra persone lontane.
Nel settore turistico ciò è la cartina di tornasole! Nel turismo delle destinazioni minori e fuori dall’occhio del turista internazionale diventa un mezzo con sviluppi incredibili. Lo asserisco a ragion veduta in virtù della mia attività come succitato.
Ecco il compimento della ricetta: immediati investimenti nella tecnologia digitale! L’Italia è al 25° posto in Europa in fatto di digitalizzazione e all’ultimo posto per competenze digitali (solo il 44% le possiede).
La tecnologia digitale può favorire l'occupazione, offrendo una migliore qualità della vita, per esempio assicurando un migliore sanità, un ambiente più pulito, nuove possibilità di comunicazione e un accesso più agevole ai servizi pubblici e ai contenuti culturali.
Internet è ancora un mondo costellato di ostacoli e barriere quando sarebbe opportuno creare un mercato unico che permetta di sfruttare i benefici dell’era digitale anche se allo stato attuale ciò rappresenta ancora un miraggio (Unionem Europaeam docet).

Mi torna in mente uno storico slogan che più o meno recitava: “basta poco che ce vo’ “che tradotto in lingua pragmatica diventa” è semplicemente fattibile” e saremo certi che vedremo laggiù, in fondo al corridoio, una luce intensa che rivela la nuova strada da percorrere.





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